Conosci te stesso

15.07.2015 15:12

Una delle cose che mi spaventano di più in assoluto è la sensazione di perdere la memoria. Non completamente come succede con alcune malattie che ho potuto osservare da vicino, ma in quel piccolo e silenzioso modo in cui tutti dimenticano. In altre parole ho paura di dimenticare le piccole cose: i pomeriggi al mare, qualche messaggio divertente, i modi di fare dei miei amici e le nostre frasi ricorrenti. Ho paura che il tempo mi porti via tutto questo e perciò perdo ore a trascrivere le parole più belle, a stampare foto e a conservare i ricordi di ogni giornata, come se potessi davvero credere che così facendo il tempo non potrà rubarmeli.
Com’è naturale il tempo passerà lo stesso. E io dimenticherò.
Ma ritengo di non sprecare i miei giorni quando elaboro questi esercizi di memoria al dettaglio. Grazie ad essi sto imparando a capire me stessa, ed è inebriante.
Anzi forse è proprio così che ho iniziato a scrivere: per vedere cosa mi piacesse e cosa no, cosa fosse parte di me e cosa estraneo.
Perchè guardare le cose quando sono ferme sulla carta , come un dato di fatto, spesso aiuta a capire.
Ed è così che scrivendo e rileggendo le mie stesse parole ho potuto vedere le mie vanità e le mie paure ma, soprattutto, ho visto la mia normalità: ciò che mi fa respirare ogni giorno.
Mi piacciono i dettagli allegri in composizioni tristi e le note tristi nelle opere allegre. Come dire che niente scatenerà in me emozioni più forti di un pagliaccio che piange o un malato che ride della morte.
Ma senza parlare filosoficamente ho capito anche di apprezzare dettagli eleganti, che sinceramente prima credevo di odiare per la loro aria aristocratica, ma solo se sono coperti da un velo di polvere  se sono inutili nella loro statica decadenza che coincide con la loro classe sociale in quest’epoca.
Senza alcun motivo so di detestare i cardigan!
E poi adoro viaggiare, ma stando lontana dalla prima classe, perchè vedo qualcosa di meraviglioso nella casualità dell’arrangiarsi come se il clinamen spingesse la vita ai margini e al centro lasciasse solo vuota leggerezza.
Di conseguenza le convenzioni sociali non mi sono gradite, non comprendo come possano essere accettate nonostante la loro evidente ipocrisia che a malapena tentano di nascondere ma che, in verità, è la loro più pura essenza.

Tutto questo l’ho scoperto con la catarsi dell’inchiostro, che macchia le dita ma rischiara la mente, come un elaborato pensatoio per babbani, copiando come un monaco amanuense devoto alla religione della memoria, le parole migliori dei miei amici che son la più grande saggezza che io voglia custodire fino alla fine, insieme alla conoscenza di me stessa.

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