Pian della Tortilla J. Steinbeck

11.04.2015 12:36

Qualche volta prendersi gioco della morale e di tutto quel perbenismo ipocrita che c'è in giro porta ad un esito decisamente meglio riuscito rispetto a ciò che si sarebbe ottenuto scrivendo di eleganza e buone maniere...
Credo che Steinbeck sia la prova lampante e, in particolare, credo che Pian della Tortilla sia il manifesto di questa teoria.

C'è qualcosa di geniale e sarcastico a tenere incollata questa ingenua malizia che è la protagonista del romanzo, non un personaggio o una trama, ma qualcosa di incorporeo che si cela nell'ombra di ogni frase. L'ho sospettato per tutta la lettura, ma l'ho capito solo alla fine quando ha smesso di nascondersi ed ha iniziato a far capolino nelle sfumature di qualche frase o nel significato più profondo di un aggettivo..
Per esempio "si guardarono l'uno negli occhi dell'altro e si scambiarono un saggio sorriso di immortali senza speranza."

In queste parole mi è sembrato di vedere tutto, tutto quello che avevo intuito nel capitolo della notte magica della vigilia di sant'Andrea, quando i tesori nel bosco brillavano e gli spiriti scendevano sulla terra, mi è sembrato di capire quello che Steinbeck ha voluto disegnare negli occhi di Danny quando lo definì il primo uomo quando il mondo non era ancora sorto intorno a lui; e l'ultimo uomo, quando il mondo si sarà inabissato.

Mi è sembrato di vedere tutto, di capirlo veramente, ma è stato solo un instante perchè quando ho chiuso le pagine ho sentito di non sapere niente.

E anche se qualcun'altro peccherà di superbia dicendo di aver capito, la storia di amicizia e di un'etica alternativa suggellate da una fedeltà condivisa resterà un meraviglioso mistero.
Com'è giusto che sia.

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