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Era da molto tempo che mi ripromettevo di intraprendere questa lettura prima o poi e, finalmente, l'ho fatto.
Era dai tempi di Novecento che non leggevo qualcosa di Baricco (escluso un suo libro di recensioni: Una certa idea di mondo.) e si può dire che il nostro sia stato un riavvicinamento molto etereo, simile ad un sogno.
Sogno.
E' la prima parola che mi viene in mente pensando a questa storia, è tutto così sfumato nella nebbia bianco latte che cresce sul mare che un paragone con il mondo dei sogni sorge spontaneo.
In quella locanda al limite tra terra e mare ma anche tra sogno e realtà si incontrano tipi bizzarri e speciali pronti a cambiare per sempre la loro vita.
C'è Bartlebloom, il pernonaggio che più ho amato, con i suoi strani progetti ed il suo amore idealizzato ed impossibile. C'è Plasson, un pittore che è riuscito a lasciare indietro tutta l'ipocrisia che era stata la sua vita ed è venuto alla locanda Almayer a cercare gli occhi del mare. C'è Ann Deverià che nel suo annoiato modo di vivere è riuscita a ricomporre quei due pezzi del puzzle, Bartlebloom e Plasson, quei due mezzi matti che insieme formano il matto perfetto. Ci sono Elisewin e padre Pluche, una ragazza alla ricerca della vita e il suo tutore. C'è Adams, un uomo misterioso che in qualche modo legge nella mente. E c'è una settima stanza che non si apre mai, e che forse è ancor più misteriosa dell'uomo che legge nel pensiero.
Infine ci sono dei piccoli strani bambini che gestiscono la locanda, nessuno sa chi li abbia cresciuti ma, evidentemente, è stato un fenomeno.
E, in un'imprecisa via di mezzo tra lo sfondo della storia è il ruolo di protagonista, sta l'oceano mare, figura divina che in qualche modo racchiude la verità, come scopriranno tutti gli ospiti della locanda, prima o poi e, solo allora, saranno pronti a partire.
E' affiorato nella mente tutto insieme dall'oblio come solo ai sogni accade
e tutto circondato dall'incertezza onirica mi ha pervasa
senza che me ne accorgessi l'immagine è diventata suono
e le parole l'han spiegata
così che voi la vedeste con me
Prima era solo blu onirico
con voi è diventata realtà
Prima era solitudine
con voi è diventata vita
Sentirai i brividi mischiarsi
e tutto sarà un unico tremito
fino ad intuire qualcosa sull’ universo
anche se sarà indescrivibile e
mai potrai renderlo a parole.
E nel cielo rosato
prima dell’alba e dopo il tramonto
vedrai il filo che lega ambiguamente
vita e morte.
Per sopravvivere a troppe lacrime
c’è bisogno di molte risa.
Per respirare dopo un giorno di morte
la notte deve essere l’essenza della vita.
Dopo tanto tanto tanto tempo mi sono decisa a leggere almeno il primo volume della celebre saga di George R.R. Martin: Il Trono di Spade.
Specifico subito di non aver mai visto l’omonima serie tv e di essere stata sempre piuttosto insofferente nei riguardi di citazioni legate alle vicende del Westeros e lo stesso vale per cosplay, maratone e chi più ne ha più ne metta. La verità è che l’unica motivazione che mi ha spinta alla lettura di suddetto libro è stata la ragionevole speranza di comprendere i discorsi dei miei amici che si rivelavano sempre più incomprensibili.
Detto ciò posso passare alla mia esperienza di lettura:
Le prime pagine mi hanno catturata, è innegabile, ho lottato contro la stanchezza per divorare il maggior numero di pagine possibile in sole 24 ore, ed è stato bello per un po’.
La verità è che per quanto la trama sia profonda e coinvolgente il modo in cui è scritta, lo spezzettare continuamente le vicende in punti di vista differenti, lontani nello spazio e nel tempo, diventa pesante a lungo andare. Certo, “tutto torna”, potrebbe essere anche considerato interessante il dover attendere centinaia di pagine per ottenere la risposta ai propri dubbi, ma io non ho mai sopportato i gialli, in particolare quelli la cui soluzione è palese per chi sa dove guardare.
Forse sono solo la persona sbagliata per questa storia, anche se in poche pagine ho imparato ad amare John, Robb, Arya, Bran, Ned e Daenerys, anche io vorrei un metalupo sempre con me, ma non sono disposta a sopportare altre sofferenze sperando che i capitoli “inutili” finiscano presto…
Prima o poi probabilmente leggero un altro volume e dopo qualche tempo un altro ancora ma ra ho bisogno di un po’ di tempo per schiarirmi le idee in proposito, dopotutto, l’inverno sta arrivando.
Agosto sta finendo e io non posso rimandare questo esame di coscienza:
quest’estate non ho letto per niente, o quasi.
Sarà stato per un po’ di stanchezza generale… ma quando sono stanca trovo sempre il modo di rilassarmi leggendo;
Sarà stato perchè sono incappata nei libri sbagliati*;
Sarà stato perchè avevo grandi aspettative e sono state deluse quasi tutte;
Sarà stato per senso del dovere: volevo leggere tantissimi libri ma ne avevo troppi da leggere per scuola, ed è finita che non ho letto i primi perchè per sentirmi in pace con me stessa avrei dovuto anteporgli i secondi;
Sarà stato che tra il mare, internet, il sonno, le riviste più o meno serie, ho lasciato la lettura più che al secondo posto… direttamente all’ultimo.
Di fatto ho letto davvero poco, ma ho spizzicato tanto. Pennac dice che si può fare…
Mi spiego meglio: ho letto solo due libri da cima a fondo, li ho letti velocemente e con passione, come piace fare a me, e ho vissuto i giorni seguenti a queste due letture con angoscia perchè non erano i libri che avrei dovuto leggere.
Pennac dice anche che quando si è obbligati a leggere qualcosa, questo “qualcosa” ci appare subito avverso. Forse è vero, o forse quei libri non mi sarebbero piaciuti comunque.
Dostoevskij l’ho mollato brutalmente, per smettere di mentire a me stessa e anche a tutti gli altri.
Walden credo davvero che possa essere il libro perfetto, ma è così tranquillo, e mentre lo leggo mi metto sulla sua stessa linea d’onda: scorro le pagine piano piano, come se anche io passassi due anni nei boschi ed avessi tutto il tempo del mondo. Di questo non mi pento, credo che leggerlo diversamente potrebbe essere un po’ un affronto… e poi mi piace.
E poi ce ne sono stati molti altri di cui ho letto qualche capitolo sparso, o, a volte, solo poche pagine.
È stata un’esperienza nuova quest’estate senza letture, di solito passavo gli inverni ad aspettare che il tempo libero estivo mi concedesse più ore di lettura.
Non so ancora se mi abbia fatto bene, perchè quest’inverno non potrò leggere molto e forse mi mancherà la scorta di parole e storie estive, ma forse potrò ricordare quest’estate come la prova che non devo per forza passare ogni stagione uguale all’altra e che posso vivere anche in modo diverso.
Chissà, magari questa consapevolezza potrebbe rivelarsi utile…
*Non ci sono libri davvero sbagliati in linea generale. Ci sono libri sbagliati per questo momento della mia vita, semmai.
Come ho già avuto modo di scrivere quest’estate sono inconcludente, più o meno in ogni ambito della mia vita.
Con le letture non sono da meno ed è così che mi sto ritrovando con una decina di libri iniziati o ripresi e con nessuno di questi mi avvicino al finale…
In questi giorni “bui” ho trovato conforto in colui che altre volte è stato la mia ancora di salvezza: Terry Pratchett.
I suoi libri sono piacevoli da leggere anche se aperti a caso senza seguire il “metodo tradizionale”… Io ho un metodo specifico per quando mi viene voglia di leggere qualcosa di suo: sfoglio velocemente le pagine fino a trovare le frasi tutte in maiuscolo che caratterizzano le battute di Morte, e da lì vado avanti nella lettura.
Perchè il Tristo Mietitore è forse il migliore personaggio nella storia del fantasy.
Sarcastico quanto ineluttabile, depresso quanto basta, si rivela, con le sue comparse, portatore di divertimento e allo stesso tempo di riflessione nelle vicende di Mondo Disco. I suoi dialoghi mettono di fronte alle reazioni umane rispetto alla morte, ce n’è per tutti: re, ladri, assassini e gente comune, anche qualche animale. Per ognuno Morte ha qualche saggia e spiazzante parola.
I dialoghi di Morte sono fondamentali nello svolgersi della trama, le danno ritmo, sciolgono le situazioni di stallo e aumentano la consapevolezza. Raramente sono tristi, sempre amari ma quasi mai tristi, è qui che lo scrittore raggiunge il culmine della sua arte: nel far capire che la morte porta oltre, e una volta passato l’ostacolo ogni priorità cambia, ciò che nella vita sembrava così fondamentale all’imrpovviso si trasforma in un dettaglio.
E così quando niente riesce a farmi stare meglio ci riesce la Morte con la sua ironia inclemente e dopo poche pagine di Pratchett posso tornare a vivere con un ghigno scheletrico nella mente.
In questi giorni non riesco a concludere niente, nemmeno i post che ho già organizzato in testa, non riesco a scrivere ma neanche ad andare avanti con costanza nella lettura di un libro per più di due capitoli.
Quindi perdonatemi se la conclusione (e magari anche tutto il resto) di questo post non starà(nno) molto in piedi, ci sto provando…
Il libro di cui voglio parlare è “I pilastri della terra”, ovvero il mio primo Ken Follett.
Oltre alla mia inconclusione cronica, ciò che mi ha reso complicato scrivere questo brano è stata la struttura stessa del romanzo. Per intenderci, la storia è una ma i punti di vista da cui è narrata sono molteplici. Come già mi era successo quasi un anno fa coi Buddenbrook mi ritrovo ad iniziare questa recensione decine di volte senza mai essere soddisfatta, perchè, con libri come questo, nel tentare di descriverli ci si ritrova a dire un po’ di tutto e un po’ di niente e rileggendo ci si rende conto che quelle appena scritte sono parole vuote.
La soluzione che propongo è quella di parlare di solo uno dei tanti aspetti dell’opera e lasciare ai futuri lettori il compito di scoprire il resto. Parlerò di ciò che mi ha colpita di più, perchè mi ha fatta riflettere, e voglio condividere i miei pensieri.
Fin dall’inizio l’autore istilla nella mente del lettore un dubbio, che la ragione è prontissima a negare, ma che con lo svolgersi della vicenda si fa sempre più insistente. Il libro si apre infatti con un impiccagione pubblica ed una donna, la quale porta in grembo il figlio di colui che sta per essere giustiziato, maledice i tre che hanno testimoniato per l’accusa e poi scompare. I presenti sono molto scossi dall’accaduto ma il lettore sorride della superstizione medievale, almeno fino a quando il romanzo non lo smentisce.
Nonostante ci metta un migliaio di pagine la maledizione si avvera. Ma non è questo che rende lodevole la capacità di Ken Follett.
Perchè in fondo potrebbe essere solo una coincidenza.
Ma l’autore è stato molto bravo, non si è limitato a far dubitare della casualità degli eventi ma è anche riuscit a rendere le superstizioni pagane più realistiche delle corrispetive superstizioni religiose.
Tutti sanno che non è stato il diavolo ad incendiare la cattedrale, tutti sanno che non è grazie alla provvidenza divina se Philip è diventato priore, viceversa resta il dubbio riguardo alle maledizioni di quella che tutti additano come strega e allo strano caso per cui i giochi popolari anch’essi legati strettamente alle superstizioni precristiane non vengono mai smentiti dal dipanarsi degli eventi.
Quello che voglio dire è che nonostante si sia portati a ragionare lucidamente, senza essere superstiziosi o creduloni, si casca della trappola dell’autore completamente e ci si ritrova a ridere dei religiosi e della loro fede in qualcosa che chiaramente non è “divino” come credono, se non a biasimarli per la loro consapevolezza dei sotterfugi che vengono scambiati per opere di Dio, mentre non si riesce a negare che le coincidenze sarebbero un po’ troppe per quanto riguarda la veridicità delle credenze popolari…
E quindi concludo chiarendo che il mio primo incontro con Ken Follett è stato assolutamente positivo, e mi auguro che altri suoi romanzi, che prima o poi leggerò, riusciranno a coinvolgermi allo stesso modo!
Ho cercato il temporale estivo
perchè potesse depurarmi
dal polline di primavera
e dalla nebbia dell’inverno
Ho atteso il temporale estivo
per poterne respirare il profumo selvaggio
e guardare il mondo nelle sue lacrime di pioggia
In te ho trovato il temporale estivo
e ho dimenticato tutto il resto.
Non ne ho più bisogno
Una delle cose che mi spaventano di più in assoluto è la sensazione di perdere la memoria. Non completamente come succede con alcune malattie che ho potuto osservare da vicino, ma in quel piccolo e silenzioso modo in cui tutti dimenticano. In altre parole ho paura di dimenticare le piccole cose: i pomeriggi al mare, qualche messaggio divertente, i modi di fare dei miei amici e le nostre frasi ricorrenti. Ho paura che il tempo mi porti via tutto questo e perciò perdo ore a trascrivere le parole più belle, a stampare foto e a conservare i ricordi di ogni giornata, come se potessi davvero credere che così facendo il tempo non potrà rubarmeli.
Com’è naturale il tempo passerà lo stesso. E io dimenticherò.
Ma ritengo di non sprecare i miei giorni quando elaboro questi esercizi di memoria al dettaglio. Grazie ad essi sto imparando a capire me stessa, ed è inebriante.
Anzi forse è proprio così che ho iniziato a scrivere: per vedere cosa mi piacesse e cosa no, cosa fosse parte di me e cosa estraneo.
Perchè guardare le cose quando sono ferme sulla carta , come un dato di fatto, spesso aiuta a capire.
Ed è così che scrivendo e rileggendo le mie stesse parole ho potuto vedere le mie vanità e le mie paure ma, soprattutto, ho visto la mia normalità: ciò che mi fa respirare ogni giorno.
Mi piacciono i dettagli allegri in composizioni tristi e le note tristi nelle opere allegre. Come dire che niente scatenerà in me emozioni più forti di un pagliaccio che piange o un malato che ride della morte.
Ma senza parlare filosoficamente ho capito anche di apprezzare dettagli eleganti, che sinceramente prima credevo di odiare per la loro aria aristocratica, ma solo se sono coperti da un velo di polvere se sono inutili nella loro statica decadenza che coincide con la loro classe sociale in quest’epoca.
Senza alcun motivo so di detestare i cardigan!
E poi adoro viaggiare, ma stando lontana dalla prima classe, perchè vedo qualcosa di meraviglioso nella casualità dell’arrangiarsi come se il clinamen spingesse la vita ai margini e al centro lasciasse solo vuota leggerezza.
Di conseguenza le convenzioni sociali non mi sono gradite, non comprendo come possano essere accettate nonostante la loro evidente ipocrisia che a malapena tentano di nascondere ma che, in verità, è la loro più pura essenza.
Tutto questo l’ho scoperto con la catarsi dell’inchiostro, che macchia le dita ma rischiara la mente, come un elaborato pensatoio per babbani, copiando come un monaco amanuense devoto alla religione della memoria, le parole migliori dei miei amici che son la più grande saggezza che io voglia custodire fino alla fine, insieme alla conoscenza di me stessa.
Ci sono dei Pomeriggi, come quello che oggi sta passando piano piano probabilmente perchè ha caldo anche lui, in cui abbiamo bisogno di qualcosa. E’ un desiderio a metà tra fisico e anima, perchè è qualcosa di leggero e concettuale che però ogni fibra del nostro corpo chiama a gran voce.
Dopo quest’introduzione esagerata penserete che il rimedio sia qualcosa di speciale ma vi sbagliate, i Pomeriggi non sono viziati come le Serate e son felici con poco se quel poco è ciò che cercano, per questo in alcuni Pomeriggi non si deve uscire, non si deve leggere per forza, non si deve stare con gli altri, alcuni Pomeriggi vogliono solo che passiamo un po’ di tempo con loro a guardare qualche vecchio film su youtube alla risoluzione più bassa che si possa trovare pregando che non si blocchi ogni 5 secondi. Sono i pomeriggi tutti Ramen Girl e SLC Punk, a volte Mars Attacks. In un angolino lontano sia dal caldo che dal freddo a far finta che il mondo non esista e sia solo un Pomeriggio slegato da tutto l’universo.
Quando arriva la Sera finisce tutto e il Pomeriggio mi saluta e promette che verrà di nuovo a trovarmi per stare nel nostro angolo che niente e nessuno potranno mai invadere perchè è qualcosa che non può essere definito solo fisico ma ha molto di spirituale, come una preghiera o un rituale che però ho istituito solo io e in cui perciò credo veramente.
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民調
民意調查是什麼?民調什麼意思?
民意調查又稱為輿論調查或民意測驗,簡稱民調。一般而言,民調是一種為了解公眾對某些政治、社會問題與政策的意見和態度,由專業民調公司或媒體進行的調查方法。
目的在於通過網路、電話、或書面等媒介,對大量樣本的問卷調查抽樣,利用統計學的抽樣理論來推斷較為客觀,且能較為精確地推論社會輿論或民意動向的一種方法。
以下是民意調查的一些基本特點和重要性:
抽樣:由於不可能向每一個人詢問意見,所以調查者會選擇一個代表性的樣本進行調查。這樣本的大小和抽樣方法都會影響調查的準確性和可靠性。
問卷設計:為了確保獲得可靠的結果,問卷必須經過精心設計,問題要清晰、不帶偏見,且易於理解。
數據分析:收集到的數據將被分析以得出結論。這可能包括計算百分比、平均值、標準差等,以及更複雜的統計分析。
多種用途:民意調查可以用於各種目的,包括政策制定、選舉預測、市場研究、社會科學研究等。
限制:雖然民意調查是一個有價值的工具,但它也有其限制。例如,樣本可能不完全代表目標人群,或者問卷的設計可能導致偏見。
影響決策:民意調查的結果常常被政府、企業和其他組織用來影響其決策。
透明度和誠實:為了維護調查的可信度,調查組織應該提供其調查方法、樣本大小、抽樣方法和可能的誤差範圍等詳細資訊。
民調是怎麼調查的?
民意調查(輿論調查)的意義是指為瞭解大多數民眾的看法、意見、利益與需求,以科學、系統與公正的資料,蒐集可以代表全部群眾(母體)的部分群眾(抽樣),設計問卷題目後,以人工或電腦詢問部分民眾對特定議題的看法與評價,利用抽樣出來部分民眾的意見與看法,來推論目前全部民眾的意見與看法,藉以衡量社會與政治的狀態。
以下是進行民調調查的基本步驟:
定義目標和目的:首先,調查者需要明確調查的目的。是要了解公眾對某個政策的看法?還是要評估某個政治候選人的支持率?
設計問卷:根據調查目的,研究者會設計一份問卷。問卷應該包含清晰、不帶偏見的問題,並避免導向性的語言。
選擇樣本:因為通常不可能調查所有人,所以會選擇一部分人作為代表。這部分人被稱為“樣本”。最理想的情況是使用隨機抽樣,以確保每個人都有被選中的機會。
收集數據:有多種方法可以收集數據,如面對面訪問、電話訪問、郵件調查或在線調查。
數據分析:一旦數據被收集,研究者會使用統計工具和技術進行分析,得出結論或洞見。
報告結果:分析完數據後,研究者會編寫報告或發布結果。報告通常會提供調查方法、樣本大小、誤差範圍和主要發現。
解釋誤差範圍:多數民調報告都會提供誤差範圍,例如“±3%”。這表示實際的結果有可能在報告結果的3%範圍內上下浮動。
民調調查的質量和可信度很大程度上取決於其設計和實施的方法。若是由專業和無偏見的組織進行,且使用科學的方法,那麼民調結果往往較為可靠。但即使是最高質量的民調也會有一定的誤差,因此解讀時應保持批判性思考。
為什麼要做民調?
民調提供了一種系統性的方式來了解大眾的意見、態度和信念。進行民調的原因多種多樣,以下是一些主要的動機:
政策制定和評估:政府和政策制定者進行民調,以了解公眾對某一議題或政策的看法。這有助於制定或調整政策,以反映大眾的需求和意見。
選舉和政治活動:政黨和候選人通常使用民調來評估自己在選舉中的地位,了解哪些議題對選民最重要,以及如何調整策略以吸引更多支持。
市場研究:企業和組織進行民調以了解消費者對產品、服務或品牌的態度,從而制定或調整市場策略。
社會科學研究:學者和研究者使用民調來了解人們的社會、文化和心理特征,以及其與行為的關係。
公眾與媒體的期望:民調提供了一種方式,使公眾、政府和企業得以了解社會的整體趨勢和態度。媒體也經常報導民調結果,提供公眾對當前議題的見解。
提供反饋和評估:無論是企業還是政府,都可以透過民調了解其表現、服務或政策的效果,並根據反饋進行改進。
預測和趨勢分析:民調可以幫助預測某些趨勢或行為的未來發展,如選舉結果、市場需求等。
教育和提高公眾意識:通過進行和公布民調,可以促使公眾對某一議題或問題有更深入的了解和討論。
民調可信嗎?
民意調查的結果數據隨處可見,尤其是政治性民調結果幾乎可說是天天在新聞上放送,對總統的滿意度下降了多少百分比,然而大家又信多少?
在景美市場的訪問中,我們了解到民眾對民調有一些普遍的觀點。大多數受訪者表示,他們對民調的可信度存有疑慮,主要原因是他們擔心政府可能會在調查中進行操控,以符合特定政治目標。
受訪者還提到,民意調查的結果通常不會對他們的投票意願產生影響。換句話說,他們的選擇通常受到更多因素的影響,例如候選人的政策立場和政府做事的認真與否,而不是單純依賴民調結果。
從訪問中我們可以得出的結論是,大多數民眾對民調持謹慎態度,並認為它們對他們的投票決策影響有限。