(Più che una recensione è una raccolta di impressioni.)
Questo libro mi ha lasciata con un groviglio di emozioni nel petto, anche se non ho mai avuto figli, già solo per il fatto di essere donna mi ha cambiato la vita.
Perchè è proprio di vita che parla la lettera: di vita come diritto, come scelta o come imposizione, di come la vita della madre e del figlio siano legate di come si migliorino e limitino a vicenda.
E’ una donna che non vuole obbligare suo figlio a nascere (ma nemmeno a non farlo) in questo mondo ingiusto che descrive con disperazione, mostrandogli tutte le discriminazioni che dovrà subire se sarà donna e spiegandogli che anche se sarà uomo sarà solo uno schiavo.
E’ uno di quei libri che mi hanno cambiato la vita, come ho già detto, e lo ha fatto fin dalla prima pagina, dicendo:
" Ora eccomi qui, chiusa a chiave dentro una paura che mi bagna il volto, i capelli, i pensieri. E in essa mi perdo. Cerca di capire: non è paura degli altri. Io non mi curo degli altri. Non è paura di Dio. Io non credo in Dio. Non è paura del dolore. Io non temo il dolore. E’ paura di te, del caso che ti ha strappato dal nulla e ti ha agganciato al mio ventre.”
Queste parole mi hanno conquistata, cambiandomi, lei parla a quel bambino come se la sua vita appartenesse solo a lui, che neanche sa cosa sia la vita, lo innalza a livello d’uomo, gli racconta di com’è stato difficile vivere per lei, e nonostante tutto dice;
”...Anche quando sono infelice, penso che mi dispiacerebbe non essere nata perchè nulla è peggiore di nulla.”
Non nego che questo libro sia forte, anzi novanta pagine di travaglio interiore, ma è una sofferenza che esorto tutti a patire, perchè farà vedere a chiunque lo legga le cose in modo diverso.