Una notte,
il primo gennaio del 1900, in una scatola sul pianoforte in una sala da ballo di prima classe sul Virginian,
un nero di Philadelphia, Danny Boodmann, trovò un bambino.
Un figlio di migranti, figlio della miseria.
Forse l’uomo migliore del mondo.
E non perchè fosse un eroe o che so altro, era solo il migliore.
Novecento, che da quella nave non c’è mai sceso.
Dopotutto che gliene importava? Il mondo intero è salito sul Virginian per andarlo a trovare, per sentire la sua musica.
E Novecento ha visitato tutto questo mondo, guardandolo, come sapeva fare lui, negli occhi della gente.
E’ così magico nella sua bizzarria, unico nel suo genere, così delicato ma così potente.
Lui che ha suonato ogni nota di quella musica che forse era jazz, o forse era molto di più… E lo ha sempre fatto al momento giusto, senza che nessuno glielo avesse mai insegnato.
Novecento è quell’eroe che ha incantato i desideri, accarezzandoli dolcemente e con nostalgia, in quei momenti in cui suonava con lo sguardo perso lontano.
Novecento, durante la guerra, mica è sceso dal Virginian…
Perchè se lo avesse fatto il mondo intero sarebbe cambiato…
Invece è restato là, a scherzare su Dio e sul Paradiso, seduto su una cassa di dinamite.