I 10 comandamenti ovvero I diritti imprescrittibili del lettore

24.05.2014 15:15

Pennac (il mio amato Pennac) in "Come un romanzo" stila 10 diritti che devono essere propri di ogni lettore, il primo è il diritto di NON LEGGERE, perche se non ci fosse questo diritto, quasi a premessa, quelli a seguire non sarebbero altro che obblighi. Subito dopo viene quello che apparentemente è un'altro invito a non leggere: il diritto DI SALTARE LE PAGINE. Quanti libri vengono abbandonati perchè contengono digressioni pesantissime (Hugo e Melville, tanto per fare due nomi a caso) che i lettori, per quanto volenterosi, non riescono a sopportare? E allora per amore della lettura è quasi doveroso saltare le parti che non si riescono a tollerare e godersi la lettura. Questo ci porta al diritto numero 3 quello di NON FINIRE UN LIBRO: è una delle tante paranoie dei lettori, quella di sentirsi obbligati a finire un libro, ma Pennac ci dice che talvolta è solo il momento sbagliato, e che in alcuni casi il momento giusto per quel libro non arriverà mai ed è un nostro diritto non infliggerci del male leggendolo fino in fondo.

Dal diritto numero 4 iniziano quelli che definisco i diritti di-leggere perchè, al contrario dei primi tre, implicano la lettura e non una sua forma di negazione.

Il diritto numero quattro è infatti il diritto DI RILEGGERE, in particolar modo di rileggere senza altre motivazioni fuorchè la voglia di farlo. Il diritto di LEGGERE QUALSIASI COSA  (viva la libertà!) ci ricorda che esistono buoni e cattivi libri, e che talvolta capita di innamorarsi di un cattivo libro, è un nostro diritto, un giorno da soli capiremo e torneremo sulla retta via... Il sesto è il diritto AL BOVARISMO (dalla famosa madame Bovary), o meglio detto in parole semplici il diritto di emozionarsi esponenzialmente per le nostre letture (io lo faccio sempre!) e il conseguente diritto a far emozionare amici e parenti (per questo è anche definito come "testualmente contagioso"). Una naturale conseguenza del diritto numero 6 è il diritto numero 7 ovvero quello di LEGGERE OVUNQUE, perchè se sono così impaziente di sapere come andrà a finire non mi interessa il luogo in cui mi trovo, mi basta avere il libro in questione tra le mani. Il diritto (8) DI SPIZZICARE, ovvero il problema del tempo, quella frenesia, quella crisi di astinenza che ci obbliga a cinque minuti di lettura, a dieci pagine rubate, piuttosto che aspettare fino a quando si avrà finalmente altro tempo.

Si commuove Pennac (mio adorato) giunto al nono diritto: LEGGERE A VOCE ALTA. Sostiene, Pennac, che ogni scrittore leggesse ai suoi cari le proprie opere e che solo allora esse raggiungessero il culmine: rese vive dalle labbra del loro creatore! ( E i fatti danno ragione a Pennac: Henry Austen  affermava che i libri della sorella Jane potevano essere veramente apprezzati solo quando era lei stessa a leggerli). Eppure nelle scuole la lettura ad alta voce non è più praticata, quasi inconcepibile finita l'età della fiaba della buonanotte...

Ed infine, dopo le grida del nono diritto, viene il silenzio del diritto DI TACERE, la libertà di non parlare della nostre letture se non desideriamo farlo, e soprattutto di scegliere con chi condividerle, dato che le nostre letture sono qualcosa di intimo e solo poche persone scelte possono capirlo veramente.

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