I Buddenbrook di T. Mann
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E' da questa estate che cerco di fare un articolo sui Buddenbrook, di solito mi viene davvero facile scrivere ma in questo caso non riesco mai a decidere da dove partire e non vedo come potrei finire... Quindi vi chiedo di perdonarmi se sembrerà un testo senza nè capo nè coda, ma forse è troppo per me.
Ci proverò comunque, perchè i Buddenbrook mi sono diventati cari e ho letto la loro storia in brevissimo tempo, sono come degli antenati di carta per me... Ma cercherò di essere più precisa.
E' iniziato tutto per il profumo...
Questo libro antico, un'edizione improbabilmente vecchia che non ha le pagine gialle ma già marroni, si trovava in uno degli scaffali della sala, l'ho preso per decidere se leggerlo o meno e, non appena l'ho aperto, un odore dolcissimo che ricorda i biscotti alla vaniglia è stato sprigionato tutto intorno.
Non l'ho più lasciato, quel libro.
Da un riassunto della trama non sembrerebbe niente di speciale: la storia di una famiglia per quattro generazioni, aperta con la tenerissima immagine della nascita della figlia con il padre che, commosso, annota l'evento sul grande Libro di Famiglia, e conclusa, molte pagine dopo, con una madre che ha troppe lapidi su cui piangere per restare in quel luogo.... Niente di nuovo: anche Lucrezio nel De Rerum Natura iniziò con immagini luminose e terminò con la peste di Atene..
Ma c'è qualcosa fra questo inizio e questo finale, anzi ci sono molte cose, che hanno reso I Buddenbrook un libro indimenticabile, per me.
I leitmotiv per esempio (anche se ho scoperto solo dopo che questo è il loro nome). Credo che Thomas Mann abbia avuto l'incommessurabile capacità di intrecciare questa figura tipicamente musicale nel romanzo, rendendolo speciale. Il leitmotiv è il motivo ricorrente, viene usato anche nel cinema quando uno stesso tema introduce un personaggio in ogni occasione (il più celebre probabilmente è quello de Lo Squalo).
E nei Buddenbrook ogni personaggio ha un suo leitmotiv, qualche volta più marcato ed evidente, in altri casi più leggero e sfumato, quasi solo un accenno.
Poi lo scavo psicologico dei personaggi... per lunghi momenti ho pensato di conoscerli veramente, ogni tratto del loro carattere è così chiaro nella mia mente, non che ci siano lunghe descrizioni, ma gli episodi narrati sono perfetti per capire le persone che li vivono.
Ma forse è l'ultimo dei Buddenbrook quello che ho amato di più, nonostante il sottotitolo mi urlasse minaccioso dalla copertina "DECADENZA di una famiglia", nonostante vedessi che le pagine prima della fine erano troppo poche, nonostante tutto mi sono innamorata di quel musicista troppo romantico nato in un tempo troppo crudele...
E poche parole si sono incise nel mio cuore prima che si spezzasse, pronunciate dal maestro di musica alla madre di Hanno Buddenbrook ancora bambino:
Qualche volta lo guardo negli occhi... e vi leggo tante cose, ma egli tiene le labbra chiuse. Un giorno nella vita, che forse gli farà tenere le labbra sempre più strette, dovrà pur avere la possibilità di esprimersi."
E lo farà suonando...
MI sembra di aversi visti, quegli occhi... e come vorrei averlo fatto.