Il sentiero dei nidi di ragno. I.Calvino
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[...] Per non lasciarmi mettere in soggezione dal tema [la Resistenza] decisi che lo avrei affrontato non di petto ma di scorcio.
Tutto doveva essere visto dagli occhi di un bambino, in un ambiente di monelli e vagabondi.
Inventai una storia che restasse in margine alla guerra partigiana, ai suoi eroismi e sacrifici, ma nello stesso tempo ne rendesse l'aspro sapore, il ritmo...
E' così che Calvino parla del suo libro nella presentazione che è stata aggiunta dall'edizione del '64 in poi. Questo è il suo primo romanzo, scritto per ricordare le sue avventure in quell'anno da partigiano. Lui stesso lo definisce un libro impegnato, e io sono d'accordo, ma per motivi decisamente diversi dai suoi.
Io non credo che il tema più importante di questo libro sia la guerra, come ho già scritto altre volte mi è molto caro il tema dell'amicizia, e Pin non è solo un bambino che entra in un reparto della Resistenza, per me è soprattutto un bambino che cerca "il Grande Amico a cui far vedere dove fanno i nidi i ragni". Quello che ha reso veramente speciale questa storia ai miei occhi è il senso d'inadeguadezza di Pin, il suo sentirsi a disagio coi grandi e coi piccoli e quello di non avere nessuno che gli voglia bene davvero.
E così io vengo affascinata dai sentimenti in un racconto di guerra, è la mia mania di fare tutto al contrario, invece di riflettere sul tradimento di Pelle, sul modo ineluttabile con cui il Dritto vede il destino, sul non accettare la realtà di Mancino o sulla vita da puttana della Nera di Carruggio Lungo e sul modo in cui fratello neanche ci fa caso, penso a questo bambino vagabondo e a come trova un unico amico, l'unica persona amica al mondo.