Premettendo che non sono laureata in lettere classiche, anzi che sono ancora nel bel mezzo del liceo, questo mese vorrei parlare di Catullo.
Senza pretendere di dire qualcosa di speciale, di cui critici di ogni livello avranno già sicuramente discusso in più di duemila anni, scriverò le mie impressioni su questo poeta, vittima d'amore, che meglio di quasi tutti gli altri ha trasformato i suoi sentimenti in versi.
Che poi l'ho sempre detto che vale la pena di studiare un po' di latino anche solo per leggere Ovidio e Catullo.
Catullo mi ha colpita così tanto perchè ha sofferto terribili pene d'amore ma non ha mai smesso di amare: ogni volta si rirpometteva di non cascarci più ed invece un attimo dopo era già al punto di partenza.
Perchè lui Lesbia l'ha amata con corpo ed anima mentre per lei non è stato altro che una storia passeggera...
Lui ha riposto in lei non solo il suo amore ma anche i suoi ideali, le ha dedicato le sue poesie più belle senza che lei lo ringraziasse mai sinceramente.
Ma lui ci credeva.
Certo, c'era un Catullo razionale che avrebbe voluto smettere, a cui queste prese in giro non bastavano, ma non aveva la forza per vivere senza di lei.
Catullo mi piace perchè ha perso in amore ma ha continuato a crederci sempre e, a parer mio, ha raccolto i frutti più dolci che la sua relazione clandestina potesse dare: gli incantati ed incantevoli versi del suo Liber che, se è possibile, lo rendono pari a un dio.
Un dio capace di spiegare l'amore, un amore vero, un amore triste.