C'è un passo di una lettera di Machiavelli che mi ha molto colpita.
Sono sicura che questa lettera sia un documento di grande valore letterario, storico e filosofico, ma quello che la rende speciale per me è un "dettaglio".
"Venuta la sera, mi ritorno in casa, ed entro nel mio scrittoio; ed in sull'uscio mi spoglio quella vesta cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente entro nelle antique corti degli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo, che solum è mio, e ch'io naqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro, e domandoli della ragione delle loro actioni, e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi trasferisco in loro."
Machiavelli in queste righe meravigliose racconta il suo tuffo nei libri, la sua gioia.
Chi più di me può capirlo?
Quante volte mi sono chiesta perchè non riuscissi ad essere completamente me stessa se non con un libro sotto gli occhi?
Ed in queste parole sincere ho trovato la mia risposta.
Credo che la vita sia una specie di pausa tra una lettura e l'altra. Perchè qualche volta non mi importa di niente, nemmeno dei miei amici, e vorrei solo essere tra i miei libri e leggere, per trovare tutte le risposte alle domande che ho il coraggio di porre solo ai libri.