Sonniloquio

28.02.2015 14:03

Tu, ombra e grazia, muovi correnti
in me, irreversibili per luna;
ma gli occhi narcolettici che intento
a notte spio, non hanno sguardo: o una
indifferenza che mi castra e ingabbia.
Trattengo il fiato, insonne: la mia sorte
ha i segni d’un pomeriggio di sabbia
“scolpito e immobile come la morte”,
e mi auguro un oblio così profondo
da farsi mutamento: vieni, aurora,
incendia la casa del sonno, inonda
di luce l’ombra che bisbiglia ancora:
Un’altra vita occorrerà che passi
per rivelarti lei, lei ombra e grazia.

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